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IL NOSTRO TERRITORIO NEI TEMPI
La costa Jonica Cosentina, negli ultimi decenni, è stata oggetto di numerosi studi scientifici e socio-culturali.
In tanti si sono impegnati a esaltare con passione la propria terra e le proprie origini, dando ai loro scritti un valore affettivo che va oltre ogni immaginazione perchè legato alle persone, agli usi e alle tradizioni.
Di considerevole importanza è da sempre la piana di Sibari, terra di diporto estesa per circa 200 Kmq, creata dai depositi del Crati, del Coscile e dalle fiumare che sfociano nell'alto Jonio. I reperti archeologici provenienti da varie zone della Sibaritide, ci assicurano che questa fu frequentata dall'uomo dall'età del bronzo (XI sec. a.C.), e poi dall'età del ferro (IX sec. a.C.), da popolazioni indoeuropee: italiche, greche e latine.
I popoli che la abitarono, gli Enotri prima, ed i Bruzi dopo, erano dediti soprattutto alle attività produttive agricole (erano famosi per la coltivazione della vite), alla pastorizia, ma anche all'artigianato ed al commercio.
La costa e la piana di Sibari subirono notevoli trasformazioni mutando la loro espressione e il loro naturale equilibrio che il tempo aveva determinato.
Le trasformazioni interessarono non solo gli agglomerati urbani ma soprattutto le aree agricole che offrivano sostentamento e lavoro ai popoli.
Menzionare quali sono state le opere dell'uomo che, durante gli ultimi due secoli, hanno maggiormente modificato i luoghi e lo spazio non è cosa difficile perchè prima c'era davvero poco che disturbasse l'aspra e forte natura.
Un territorio desolato e punteggiato da torri di guardia, un litorale ricco di flora mediterranea, di colline con piccoli agglomerati urbani fra gli ulivi e i mandorli, di monti con paesini isolati fatti di povere case disposte attorno alla chiesa o a palazzi gentilizi.
Dopo l'Unità d'Italia, la ferrovia fu la prima grande opera a modificare il territorio: sorsero le prime case intorno alle stazioni e i caselli ferroviari erano vere oasi di vita nel deserto.
Alla ferrovia susseguirà la realizzazione della SS.106 che contribuଠa rendere pi๠fruibili i rapporti con il resto della Regione. La struttura economica iniziಠa essere diversificata: l'agricoltura assunse un ruolo importante e si specializzಠnella coltivazione di agrumi destinati qualche decennio pi๠tardi all'esportazione.
Una contrada solitaria, periferia di una regione, dove la prima impressione era di un paese lontano e deserto, scarsamente invitante. Monotona e aridita la fascia costiera dell'Alto Jonio; paludosa, malsana e abbandonata, la piana di Sibari.
Sterili argille scagliose di cui era in gran parte formato il territorio specie nelle zone pi๠vicine al mare, rivestite da una magra vegetazione fatta di arbusti di macchia mediterranea.
La scarsità della copertura vegetale denunciava il danno mai risarcito di antichi disboscamenti, che avevano minato la fragile stabilità dei versanti e alterato il regime dei corsi d'acqua, mentre la smisurata ampiezza delle fiumare, libere nel loro corso anche di rovinare vastissime zone di terreno, testimoniava l'errata consuetudine di un'agricoltura marginale, ridotta a esercitarsi sui suoli effimeri delle alluvioni, ma incapace di mobilitare uno sforzo collettivo per la realizzazione di argini e bonifiche.
Leggi riguardanti le bonifiche, di cui il Regno d'Italia a mano a mano si andಠdotando, fino ai primi decenni del nostro secolo non produssero risultati concreti.
A seguito delle leggi del 1923 (T.U. sulle bonifiche delle paludi e dei terreni paludosi) e del 1924 (R.D.L. sulle trasformazioni fondiarie di pubblico interesse) cominciarono a sorgere i Comitati Promotori per l'organizzazione dei Consorzi di Bonifica. Nel periodo tra il 1926 e il 1930 ne vennero costituiti cinque nell'ambito del territorio della provincia di Cosenza, mentre nel 1926 venne presentato il primo progetto generale di massima, a seguito di apposita concessione, per la bonifica della Piana di Sibari da parte della Società Anonima Bonifiche del Mezzogiorno. Il progetto prevedeva la sistemazione di vari corsi d'acqua, la costruzione di canali di bonifica, la realizzazione di strade, di villaggi agricoli, di acquedotti rurali, l'irrigazione dei terreni, il rimboschimento, il risanamento di frane ed alvei dissestati, la sistemazione di strade mulattiere e la costruzione di briglie di ritenuta e di consolidamento. I suddetti lavori entrarono effettivamente in fase di realizzazione, ma il problema che si pose fu che l'attività dei cinque consorzi si rivelava non coordinata. Per questo motivo, con R.D. 27/7/1938, fu disposto il raggruppamento di tutti e cinque gli enti con sede in Cosenza, nonchè l'inizio delle procedure per l'unificazione dei consorzi che divenne effettiva solo nel 1954 con la costituzione del Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle del Crati. In un primo tempo il nuovo Consorzio aveva un territorio di circa 54.000 ettari interamente pianeggianti ricadente nella piana di Sibari e nella valle del Crati. In seguito nel 1962 (D.P.R. n. 349) furono aggiunti altri 92.000 ettari costituiti da zone prevalentemente collinari che circondano e dominano le pianure. Ciಠsi rese necessario per garantire che la bonifica diventasse integrale, essendo i fenomeni che interessavano la valle strettamente connessi con lo stato dei terreni dominanti. Questo sforzo di programmazione, in un certo senso, tentಠdi colmare errori di varia natura che avevano impedito di approfittare, dopo 2.500 anni, di una serie di circostanze che avevano reso possibile l'utilizzo delle pianure.
Quest'angolo di Calabria, dominato per molti secoli dal latifondo, nell'attuale dopo guerra (1945-1950), entrಠdi fatto in un periodo d'intenso rinnovamento economico-sociale, che lo ha reso una tra le zone pi๠prospere non solo della Calabria, ma dell'intero mezzogiorno.
Effetti considerevoli in questo senso, non solo economicamente ma anche socialmente sono da attribuire sia alla bonifica del territorio attraverso l'Opera Sila, avvenuta negli anni "50", sia dopo la parziale riforma agraria e con l'affermarsi della piccola e media proprietà contadina.
La Sibaritide è quindi una terra di riforma, dove all'inizio si affermarono le coltivazioni cerealicole e zootecniche, alle quali successivamente si svilupparono gli impianti d'agrumeti per merito degli agricoltori ed in seguito alla creazione di canali di scolo.
Con l'istituzione del Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini dello Jonio Cosentino, si è dato inizio ad una nuova fase politica e gestionale del territorio consortile, mirata a dare risposte immediate, in termini di sviluppo e di qualità dei servizi, e capace di interagire con le amministrazioni locali, provinciali e regionali al fine di garantire a questo lembo di terra una gestione corretta e trasparente nell'interesse dei consorziati e della collettività .
Ultimo aggiornamento: 22/03/2016 11:11:54